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1 febbraio 2024: presidio davanti al Consiglio regionale

La Regione, indifferente e sprezzante nei confronti di mesi di mobilitazione cittadina, è responsabile del fatto che l’Azienda sanitaria (Asugi) abbia chiuso i consultori di San Giacomo e San Giovanni. La Costituzione prevede per la tutela della salute competenze legislative dello Stato e delle Regioni: la Regione programma e gestisce (in piena autonomia) la sanità: questo significa che la scelta di disinvestire nella salute territoriale e di chiudere i consultori è anche responsabilità politica della Regione.

Nell’ultimo anno,una grande mobilitazione cittadina ha cercato di opporsi alla chiusura di due consultori familiari, con manifestazioni, assemblee, tentativi di dialogo in cui non siamo state ascoltate dalle istituzioni che calpestano il nostro diritto alla salute sessuale, relazionale, psicologica e riproduttiva. Abbiamo parlato con tantissime persone e tutte le persone che abbiamo incontrato in questi mesi di mobilitazione pensano che la chiusura di due consultori sia una follia.

Ma nonostante tutto questo, l’Azienda sanitaria è arrivata all’atto finale della sua opera distruttrice: ha tolto il nome “consultorio” dalle facciate e ha effettuato
il trasloco dei macchinari e dei documenti e il trasferimento del personale.

L’assessore regionale alla salute, l’architetto Riccardo Riccardi, a dicembre 2023 dichiarava che, con la chiusura di due consultori, “si aumentano le ore e i servizi della nuova struttura dei consultori, si aumenta la prossimità con la domiciliarità”. Non sorprende che un architetto non capisca che i consultori siano servizi territoriali di prossimità e non cliniche specialistiche centralizzate. L’assessore continua a dire assurdità, sostenendo addirittura che la violenza negli ospedali è causata dal dissenso verso le scelte politiche della giunta regionale. Rivendichiamo la nostra rabbia e sappiamo bene che la responsabilità dello sfacelo dei servizi sanitari territoriali non è nostra, ma di chi li amministra e di chi li gestisce secondo un modello aziendalista che punta al risparmio e non mette al centro la salute delle persone.

La Regione FVG e Asugi chiudono due consultori su quattro, in una città in cui la legge ne prevederebbe dieci. A fronte di un femminicidio ogni tre giorni, chiudono due presidi contro la violenza di genere. Nonostante l’OMS (e addirittura il Pnrr) proponga una salute di prossimità, smantellano i servizi territoriali e accentrano le strutture. Nonostante l’indice di salute mentale delle persone adolescenti sia pericolosamente basso, nonostante i proclami sull’educazione sessuale e affettiva, chiudono due Spazi giovani.

Non sappiamo cosa succederà ora per le adolescenti, i genitori, i neonati, le ragazze, le donne, le persone queer di Trieste: avremmo voluto più consultori, consultori più inclusivi e invece ci tolgono quel poco che avevamo. Provano a ingannarci dicendo che le nuove strutture staranno aperte qualche ora in più: ma noi sappiamo fare i conti e sappiamo che in realtà ci stanno togliendo ore complessive di servizio, sappiamo che non sostituiscono chi va in pensione, che hanno smesso di fare educazione sessuale nelle scuole.

Abbiamo ragione noi e non ci fermiamo. Scendiamo in presidio sotto i palazzi del potere, chiamiamo per nome chi sta giocando con la nostra salute e le nostre vite.

Ci vediamo giovedì 1 febbraio, alle 15, in piazza Oberdan, sotto la sede del Consiglio regionale, mentre sarà in corso una seduta del Consiglio regionale.