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Tutte le foto del Lotto marzo 2024

Occupiamolaaa,

che sia nostra la città!

L’8 marzo siamo statə marea transfemminista, portando il nostro grido e i nostri corpi nelle strade di Trieste.

Strade che nei giorni precedenti erano state tappezzate da manifesti antiabortisti di Provita, espressione di politiche violente che attaccano la libertà di poter decidere sul nostro corpo. Abbiamo ribadito l’importanza del diritto alla scelta anche la mattina dell’ 8 marzo, in Porto Vecchio e all’istituto Carducci – Dante, durante due iniziative nelle quali era prevista la presenza della polizia. Non condividiamo la presenza della polizia nelle scuole, non vogliamo che siano le loro voci a parlarci di educazione, a narrarci la realtà; vogliamo che la scuola parli di educazione sessuale, di genere e all’affettività.

E quando al pomeriggio, da piazza Hortis, dove c’è il presidio permanente contro i femminicidi, ci siamo mosse eravamo marea, tutte insieme abbiamo inondato le rive del nostro desiderio, parlando di sciopero transfemminista e di Palestina, ribadendo la nostra vicinanza ai popoli oppressi e il nostro grido contro il genocidio. Lo spazio e la voce, poi, sono state quelle di chi attraversa ogni giorno Piazza Libertà, parlando di persone in transito, e di come la nostra giunta rimanga in silenzio di fronte al fatto che esistono degli spazi abbandonati, caldi e funzionali, che potrebbero accogliere centinaia di persone. Le stesse istituzioni che sono rimaste in silenzio, muovendosi nell’ombra, per togliere servizi e spazi di cura attraverso la chiusura di due consultori; di lavoro, di lavoro sessuale e della presenza in città di luoghi nei quali vengono presentati libri dai contenuti transfobici. Abbiamo continuato a camminare e siamo arrivatə sotto al carcere. Le persone dentro ci hanno salutate, si sono affacciate, urlando con gioia e rabbia assieme a noi. Abbiamo urlato che siamo contrarie all’istituzione carceraria, che essere femministe vuole dire anche essere contro il punivitismo e l’orrore del carcere. Salendo verso il Giardino Pubblico abbiamo simbolicamente rinominato via Giulia, ricordando Giulia Cecchettin e tutte le donne ammazzate dopo di lei, perché i femminicidi continuano ad avvenire ogni tre giorni, nonostante l’attenzione mediatica di questo autunno e i proclami istituzionali.

Abbiamo finito la giornata in Giardino Pubblico in uno spazio che è pubblico e che almeno per una sera è stato uno spazio sicuro aperto a tutt*, dove stare insieme fuori dalla logica del profitto. Avremmo voluto più tempo per ballare e stare insieme in quel giardino che per una sera non era chiuso a chiave: da qui, la conferma che abbiamo bisogno di spazi, di luoghi nostri in cui stare bene assieme.

È stata una giornata lunga e molto intensa. Ci siamo emozionate, arrabbiate, frustrate, abbiamo gioito e cantato insieme. Siamo state nelle strade della nostra città insieme a un migliaio di persone mentre in tutta Italia si scendeva nelle piazze per lo sciopero dal lavoro produttivo e riproduttivo. Ognuna di noi ha vissuto questa giornata in modo diverso e la potenza di questa giornata è scaturita proprio dalla somma di queste esperienze.

Ci vediamo lunedì 18, alle 19:30, al Germinal (via del Bosco 52/a) per un’assemblea aperta, per parlare assieme di com’è andato lo sciopero transfemminista, per identificare le cose da migliorare e continuare assieme questo percorso. La lucha sigue.

Le foto che seguono sono di Martina Serra:

Le foto che seguono sono di Andrea Vivoda: