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Consultorio aperto per una cura collettiva!

Oggi 24 novembre, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza di genere, un gruppo di mobilitazione collettiva, animato da Non una di meno Trieste e dal Comitato per i consultori familiari di Trieste e composto da persone che abitano la città, è entrato nel consultorio familiare di San Giacomo per tenerlo aperto oltre l’orario di chiusura del servizio con l’obiettivo di denunciare pubblicamente lo smantellamento delle sedi consultoriali di San Giacomo e San Giovanni.

Da diversi mesi ASUGI ha deciso di chiudere i consultori di San Giacomo e San Giovanni, due dei quattro attualmente presenti a Trieste, portando così il numero delle strutture gravemente al di sotto di quanto previsto dalla normativa, già oggi non soddisfatta.

Secondo la recente indagine dell’Istituto superiore di sanità (ISS), in FVG il numero di consultori è già oggi molto inferiore allo standard raccomandato e, nonostante le sedi disponibili presentino buone performances, la capacità attrattiva rispetto alla popolazione residente è molto inferiore rispetto all’atteso. Lo standard prevede infatti una sede consultoriale ogni 20.000 residenti (legge 34/96). Il FVG ne ha una ogni 47mila abitanti, la quarta regione peggiore dopo Molise, Provincia autonoma di Bolzano e Veneto. Trieste attualmente ne ha uno ogni 49 mila; con il dimezzamento ne avrà uno ogni 98mila. Inoltre, le sedi attive si trovano in carenza di personale: per ogni équipe multidisciplinare, mancano 25 ore settimanali di assistente sociale, 11 ore settimanali di ostetrica, 6 ore di ginecologa e una di psicologa (indagine ISS), e questi dati risalgono a prima dei recenti pensionamenti

A Trieste, il movimento contro la chiusura dei consultori è nato la scorsa primavera, con una serie di assemblee pubbliche e una manifestazione largamente partecipata in piazza Unità, ed è andato avanti attraverso alcune azioni di sensibilizzazione e il tentativo di entrare in dialogo con le istituzioni.

Tuttavia, la volontà espressa dalla mobilitazione è stata di fatto ignorata. ASUGI infatti, nonostante avesse assicurato che nulla sarebbe avvenuto senza condividerlo con la cittadinanza, prosegue nei suoi intenti, agendo in modo silenzioso e inesorabile: ad esempio, lo Spazio Giovani del Consultorio di San Giovanni, risulta “temporaneamente sospeso”.

A fronte di tutto questo, le persone radunatesi oggi in via San Marco hanno deciso di entrare dentro il consultorio e tenerlo simbolicamente aperto nell’orario di chiusura del servizio, per ribadire la centralità dei servizi di salute di prossimità nei quartieri, anche come strumento di prevenzione della violenza domestica. Le porte sono aperte per chiunque voglia entrare, e per domani 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, è prevista una serie di attività di incontro e cura collettiva.

A pochi giorni dall’uccisione di Giulia Cecchettin e di Rita Talamelli, che si aggiungono alla lista di 106 femminicidi nel solo 2023, è impensabile smantellare gli spazi di autodeterminazione e prevenzione, è impensabile definanziare i centri antiviolenza ed eliminare i progetti di educazione alla sessualità e all’affettività nelle scuole.

I consultori sono servizi socio-sanitari di prossimità, distribuiti su tutto il territorio nazionale, a tutela della salute delle donne, degli/delle adolescenti e della coppia e famiglia. Sono riconosciuti dalle grandi agenzie di salute pubblica internazionali, come OMS e UNICEF, come il modello principe di servizio territoriale per la promozione della salute. Lo stesso PNRR prevede il riordino e il potenziamento dell’assistenza territoriale, nella quale i Consultori Familiari giocano un ruolo strategico. I consultori non possono chiudere!