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Il femminismo è una lotta ecologista

Qualche giorno fa l’assessore regionale all’Ambiente ha detto: «L’uomo è al centro del creato». In sei parole chi dovrebbe guidare la transizione ecologica giusta del nostro territorio ha accumulato strati di errori: individua come soggetto un uomo, cioè un maschio cisetero protagonista e machista; si basa sullo sfruttamento delle risorse naturali; e si dimentica di come questo uomo si ponga in una rete di relazioni. Una visione antropocentrica, creazionista e patriarcale, nella quale tutto è a uso e consumo dell’UOMO.

Da alcuni anni i movimenti ecologisti e transfemministi hanno adottato lo sciopero come pratica di lotta, ma quest’anno vogliamo unire i due scioperi in una settimana di mobilitazione ecotransfemminista. Siamo ormai consapevoli del fatto che la violenza contro cui lottiamo è la stessa e ha la stessa origine in un sistema capitalista, antropocentrico e patriarcale che lega in maniera indissolubile lo sfruttamento delle risorse naturali allo sfruttamento dei corpi.

Per noi, la lotta al cambiamento climatico non può che essere una lotta femminista e la lotta femminista è anche una lotta per l’ambiente, contro lo sfruttamento e il saccheggio spesso colonialista dei territori e degli esseri viventi in generale.

La cultura patriarcale danneggia non solo i rapporti interpersonale, ma anche quello con il mondo naturale. Porta a dimenticarsi delle interconessioni tra gli ecosistemi; porta a di essere entità divine, onnipotenti e creatrici. L’uomo è colui che guida lo sfruttamento consumitisco e nega l’autodeterminazione libera e consapevole della soggettività delle persone. L’autorità fisica e metafisica che esercita nella società e sulla natura danneggia con la sua violenza e strapotenza noi tuttə.

Nella sua visione gli enti naturali sono suo giocattolo e sua proprietà; animali, piante, minerali, virus, intere sfere di vita vengono ribaltate a suo piacimento.

Ciò che non vede sono le conseguenze di questo sfruttamento: dal COVID-19 alla crisi energetica, dalle emigrazioni climatiche alle falle dell’intero sistema capitalistico, la violenza del capitalismo è quella che subiamo quotidiamente.

Basta alla violenza sul pianeta e sui nostri corpi!

Dobbiamo affrontare le sfide in un modo intersezionale guardando al problema nel suo complesso, e il problema è la dipendenza capitalistica petrol-sesso-razziale.

La rivoluzione deve riguardare l’intero modello di produzione e consumo. La rivoluzione non deve lasciare nessun* indietro. La rivoluzione deve essere femminista, intersezionale, inclusiva. La rivoluzione è urgente e deve partire da noi: se noi ci fermiamo, si ferma il mondo!

Il 3 e l’8 marzo scioperiamo e ci uniamo in una settimana di mobilitazione tra queste due date perché la nostra lotta è la stessa: non ci può essere giustizia climatica senza giustizia sociale e viceversa!

Non siamo tuttə nella stessa barca. Scioperiamo perché la crisi climatica non colpisce tuttə allo stesso modo, ma amplifica le diseguaglianze già presenti nella società aggravando le condizioni delle categorie marginalizzate e svantaggiate. La pandemia da Covid-19, le cui cause sono profondamente legate alla crisi climatica, ne è stata un’ulteriore conferma: sono state le donne, le persone socializzate come tali e le soggettività LGBTQIA+ a pagare il prezzo più alto della crisi sanitaria.

Scioperiamo perché la crisi climatica è già qui e i suoi effetti materiali sulle nostre vite sono ormai evidentissimi: siccità, inquinamento, crisi energetica e inflazione non sono processi inevitabili, ma il frutto di precise scelte politiche ed econonomiche.

Da alcuni anni i movimenti ecologisti e transfemministi hanno adottato lo sciopero come pratica di lotta, ma quest’anno vogliamo unire i due scioperi in una settimana di mobilitazione ecotransfemminista. Siamo ormai consapevoli del fatto che la violenza contro cui lottiamo è la stessa e ha la stessa origine in un sistema capitalista, antropocentrico e patriarcale che lega in maniera indissolubile lo sfruttamento delle risorse naturali allo sfruttamento dei corpi.

Scioperiamo perché non vogliamo più mettere il nostro tempo al servizio del lavoro produttivo e riproduttivo, nell’ottica del profitto di pochi sulle spalle di molte. La sopravvivenza di questo sistema economico predatore esige lo sfruttamento di tutte le risorse naturali disponibili e pretende l’obbligo di produrre altre vite, sempre messe a disposizione del lavoro. La transizione ecologica va basata su questi fatti, e non usata da poche compagnie per fare enormi profitti.

Questo è il sistema che noi rifiutiamo.

Vi invitiamo a scioperare con noi anche Lotto marzo, a scendere in piazza insieme in un’unica lotta: ci vediamo in corteo, alle 17:30, davanti al Tribunale.

INSIEME SIAM PARTITE
INSIEME TORNEREMO
NON UNA DI MENO!