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25 novembre 2022: giornata contro la violenza maschile sulle donne e di genere

📎 Continuano ad ammazzarci ogni tre giorni con il beneplacito di chi si oppone all’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole. E mentre continuano a molestarci al lavoro, per strada, nelle case, le istituzioni non costruiscono reali percorsi di fuoriuscita dalla violenza e di tutela dellə sopravviventi.

Un anno fa da Non una di meno è nato un osservatorio che monitora femminicidi, lesbicidi e trans*cidi. Nelle informazioni che recuperiamo dai media ogni volta incontriamo parole volutamente sbagliate. Siamo consapevoli che in quei termini, in quei titoli, in quelle narrazioni c’è tutta la volontà di controllo e prevaricazione che è struttura di questo sistema e ne rende, così, invisibili le radici profonde.

L’osservatorio nasce dall’esigenza di costruire uno spazio in cui alla violenza sia riconosciuta l’origine PATRIARCALE e gli eventi vengano letti come parte di un fenomeno sistemico in ottica transfemminista. Viviamo in una società che si concentra soltanto sulla responsabilità individuale, mentre abbandona a sé stessa la collettività che produce il clima in cui avvengono le aggressioni, gli stupri, le violenze di ogni tipo. Non solo: le giustifica e incoraggia.

Continuano ad ammazzarci ogni tre giorni con il beneplacito di chi non vuole l’educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, il beneplacito di chi al lavoro, per strada, nelle case continua a molestarci, di chi crede che la violenza sia un affare privato, di chi la chiama conflitto, di chi, ribaltando un nostro slogan, ci dice che la violenza ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo. Di chi, nelle istituzioni, non costruisce la possibilità di reali e perseguibili percorsi di fuoriuscita dalla violenza e di tutela dellə sopravviventi.
Vogliamo raccontarci da sole, autonarrarci, scardinando lo schema sistemico dei media che cercano un valido movente, che sbagliano il genere delle persone ammazzate, che ancora fanno fatica a usare la parola femminicidio, che non vogliono riconoscere le parole trans*cidio e lesbicidio, vogliamo mettere al centro l’autodeterminazione della persona che viene uccisa.

Ad oggi, nel solo 2022, l’Osservatorio ha registrato 82 femminicidi, 3 trans*cidi e 6 suicidi (2 donne e 4 persone trans*). Almeno 5 figli/e minori sono stati/e uccisi/e dai padri per vendetta nei confronti delle madri/mogli/compagne, e almeno 5 sono gli uomini presenti e uccisi insieme alle donne, a volte nel tentativo di fermare l’assassino. Tutte persone che consideriamo effetti collaterali della stessa violenza patriarcale e di genere.

Vogliamo lottare perché ci vogliamo vivə.

Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, saremo in piazza Hortis ad aggiornare il presidio che ricorda le vittime di femminicidio.

Vogliamo che i nomi che ogni tre giorni aggiungiamo su un file excel e che il 25 novembre verranno scritti sui pañuelos di piazza Hortis non restino solo tali, ma diventino veramente il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce.

📎 Gridiamo basta guerra sui nostri corpi!

📎 E gridiamo no alla guerra che si sta combattendo in Ucraina. Una guerra di cui riconosciamo l’eccezionalità per il coinvolgimento del nostro governo e che ci ha portato a sottolineare la nostra posizione su tutte le guerre.

📎 Vogliamo il disarmo e la smilitarizzazione globale!

📎 Vogliamo lottare perchè ci vogliamo vivə. Vogliamo che i nomi che ogni tre giorni aggiungiamo su un file excel e che il 25 novembre, scritti sui pañuelos, appenderemo in Piazza Hortis non restino solo tali, ma diventino veramente il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce.