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Dimezzano i consultori, aumenta la nostra rabbia!

La riorganizzazione del Servizio sanitario regionale avviata nel 2018 è arrivata e ha tutto l’aspetto di uno smantellamento della sanità pubblica e dei servizi territoriali. Il nuovo assetto previsto non tradisce il modello impostato a partire dalle riforme del sistema sanitario degli anni ’90, seguendo un approccio di aziendalizzazione improntato all’autonomia imprenditoriale che, di fatto, porta al dimezzamento dei presidi territoriali, come i consultori, e al dilagare della sanità privata.

I consultori familiari sono parte delle conquiste dei movimenti femministi in Italia e hanno subito un progressivo smantellamento e disinvestimento, oggi evidente a Trieste con l’

intenzione di chiudere i consultori di San Giacomo e San Giovanni.

Istituiti con la L. 405/1975, i Consultori dovrebbero essere lo strumento per attuare gli interventi previsti a tutela della salute delle donne, degli/delle adolescenti, delle relazioni familiari e di coppia e della comunità. Dovrebbero essere un servizio ad accesso diretto, orientato alla promozione della salute, all’accoglienza e alla presa in carico di prima istanza. Dovrebbero occuparsi di educazione sessuale e di genere in collaborazione con le scuole. I Consultori dovrebbero disporre di un’équipe multidisciplinare composta da ginecologa/o, ostetrica, assistente sociale, psicologa/o, infermiera/assistente sanitaria e consulente legale.

La legge 34/96 raccomanda un consultorio ogni 20mila abitanti (e uno ogni diecimila nelle aree rurali); questo standard è confermato dal decreto 77/2022 del Ministero della salute. in Italia, secondo un censimento del Ministero del 2019, c’è al momento un consultorio ogni 35.000 abitanti (1). Con una sede ogni 47.106 residenti, il Friuli Venezia Giulia è tra le 4 realtà (3 Regioni e 1 PA) con un numero medio di residenti per sede di Consultorio più elevato, oltre il doppio di quanto raccomandato. Nel 2019, la provincia di Trieste (ex ASUITS) registrava un consultorio ogni 33.453 abitanti (2). Al momento, il numero di consultori a Trieste e Gorizia è già insufficiente. Le figure professionali previste non sono già garantite. A fronte di questa situazione, invece di aprire nuovi consultori o assumere personale per incrementare il servizio, Asugi intende chiudere due presidi territoriali.

Asugi sostiene che il dimezzamento dei consultori permetterà di evitare doppioni di servizi e di offrire maggiore qualità e omogeneità a tutta l’utenza: Asugi cioè disconosce l’importanza della sanità territoriale e dell’assistenza di prossimità e nasconde dietro la maschera della razionalizzazione un potente e pericoloso definanziamento della salute delle donne e delle/degli adolescenti. Asugi sostiene poi che l’organico non sarà ridotto ma distribuito nelle due sedi, dimenticandosi di precisare che i consultori triestini lavorano già sotto organico e che quando una donna non incinta intende prenotare una visita ginecologica in consultorio ottiene l’appuntamento dopo sei mesi.

I consultori non possono chiudere.

Non una di meno è una rete femminista nazionale e transnazionale che dal 2016 si mobilita sulle questioni di genere, contro i femminicidi e le violenze patriarcali sulle donne e le persone lgbt+. I consultori, per quanto già depauperati e ridotti all’osso, sono un presidio territoriale essenziale e rappresentano una delle conquiste delle lotte femministe degli anni Settanta. Per questo vogliamo mobilitarci in prima linea contro questo dimezzamento.

Ci vedremo in un’assemblea pubblica cittadina il giorno mercoledì 31 maggio alle ore 18:30 in piazza San Giacomo. Sappiamo che alcune realtà si stanno già mobilitando in altri modi e crediamo che tutte le voci che si levano contro questa chiusura siano importanti. Ci pare altrettanto importante provare a vederci tutt* insieme, ci auguriamo quindi di vedervi numeros* per costruire insieme un percorso di resistenza allo smantellamento della sanità pubblica, alla sua privatizzazione e alla chiusura degli unici presidi di salute femminile.

Note:

(1) “Analisi delle attività della rete dei consultori familiari per una rivalutazione del loro ruolo con riferimento anche alle problematiche relative all’endometriosi” finanziato e promosso dal Ministero della Salute e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva dell’ISS.

(2) https://www.iss.it/documents/20126/6682486/22-16+pt+2+web.pdf/701dc441-0749-679d-3261-537c06e25bac?t=1657693308019