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28 settembre: CAV = Clero Antiabortista Violento

Oggi, 10 ottobre, appeso ai muri del CUP di un ospedale pubblico triestino, vediamo l’annuncio di questo evento, patrocinato da Asugi, Regione, Comune e Ospedale Burlo Garofolo. L’evento, intitolato Un figlio oggi, e recante l’immagine di un’improbabile studentessa col pollice all’insù, è organizzato dal Centro Aiuto alla Vita Marisa di Trieste.

Del CAV Marisa noi abbiamo parlato il 28 settembre, nella Giornata per l’aborto libero, sicuro e gratuito. Pubblichiamo oggi l’intervento fatto in piazza.

Avete mai sentito parlare dei CAV? Non intendo CAV nel senso di centri antiviolenza, nel senso di centri di aiuto alla vita.

Si tratta di associazioni di volontari che fanno parte del Movimento per la Vita, di stampo cattolico estremista. Lo scopo è quello di sostenere le donne incinte, solo se scelgono di portare a termine la maternità, attraverso aiuti economici e sostegno morale.

Dietro alla combinazione di due nomi astratti – aiuto e vita – si nasconde un’attività propagandistica molto concreta contro l’autodeterminazione delle donne e la libertà di scelta delle persone incinte.

I Centri di aiuto alla vita sono un pericolo per la libertà di autodeterminazione delle donne perché spingono donne sole e in difficoltà a portare avanti gravidanze difficili; sono un pericolo perché il loro nome si può facilmente confondere con quello dei centri antiviolenza (CAV): con progetti contro la violenza domestica attirano le donne nella loro sfera di influenza antiabortista; sono un pericolo perché sottraggono soldi pubblici ai centri antiviolenza e ai consultori: il Centro di Aiuto alla Vita Marisa di Trieste dichiara di aver ricevuto nel 2020 15mila euro da 5 per mille e contributi pubblici.

Qualche giorno prima delle elezioni, i rappresentanti di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega hanno firmato un documento che definisce l’aborto come «la soppressione di una vita umana inerme e innocente». Il testo è stato preparato dall’associazione Pro Vita & Famiglia insieme a Massimo Gandolfini, promotore del Family Day.

Stando al sito di ProVita&Famiglia,  «il centrodestra ha, ed avrà nei prossimi tempi, una occasione storica per legiferare in modo equo e virtuoso su vita, famiglia e libertà educativa»

Per esempio, l’associazione sta già chiedendo in maniera martellante che il prossimo Ministero dell’istruzione sia guidato da  « una figura apertamente schierata per difendere la libertà educativa dei genitori e contrario a qualsiasi colonizzazione ideologica gender e Lgbtqia+ nelle scuole italiane».

La strada che il nuovo governo ha intenzione di percorrere è stata già indicata dalle Regioni guidate dal centrodestra. Per esempio, nell’ultimo anno, il Consiglio regionale del Piemonte ha garantito alle associazioni pro vita la presenza all’interno di Asl e consultori, grazie a un emendamento approvato al Bilancio di previsione 2022-2024; ha addirittura creato un fondo chiamato “Vita Nascente” da 400 mila euro a favore delle associazioni che realizzano progetti mirati a scoraggiare le donne ad abortire per motivi di disagio economico o sociale. Queste scelte sono molto pericolose diffondono una cultura contraria all’autodeterminazione; ma soprattutto queste scelte sono pericolose sottraggono fondi importanti ai consultori e ai centri antiviolenza.

Oggi Fratelli d’Italia ha ha depositato in Regione Liguria una proposta di legge che prevede sportelli cosiddetti “pro vita” gestiti da associazioni di volontariato in ogni struttura ospedaliera della Liguria, in cui sia praticata l’interruzione volontaria di gravidanza. Questo è quello che potrebbe succedere ovunque.

Qualche giorno fa, una mia amica che ha avuto una bambina da poco mi diceva: «fare figli è una cosa così snervante e faticosa anche quando è qualcosa che hai scelto; non riesco a immaginare quanto male può sentirsi una mamma che è stata costretta a partorire.»

Ecco, noi quando manifestiamo per un aborto libero, sicuro e gratuito, stiamo manifestando anche per la maternità: perché stiamo manifestando per la libertà di scelta, di una scelta che – qualunque sia – deve essere libera e felice.

L’immagine risale all’ottobre 2018: Non una di meno Trieste contesta la mozione antiabortista presentata al Consiglio comunale di Trieste. Foto di Claudia Bouvier.