«Siamo maschi», ha detto il sindaco, e così non ha fatto altro che ricordarci che, nella società patriarcale in cui viviamo, la mascolinità normativa si fonda proprio sulla possibilità di sentirsi potenti anche attraverso microaggressioni quotidiane o, quando non le si compie direttamente, sulla possibilità di intervenire per cercare di togliere valore alla parola di chi non ci sta, di chi si ribella, di chi denuncia.
Le parole di Dipiazza non ci stupiscono, perché non sono che un esempio della cultura che sta alla base della violenza patriarcale che denunciamo ogni giorno e che va ben al di là delle adunate degli Alpini. Eventi di questo tipo aumentano la quantità di molestie e violenze in circolazione perché in branco ci si sente più forti, ma il rischio di essere offese, sminuite e importunate è qualcosa che le donne, le ragazze e le persone non conformi alla norma di genere devono affrontare ogni giorno in ogni dove.
È il rischio connaturato a quella cultura che vede un oggetto (e non un soggetto) in ogni corpo di donna o non normativamente maschile che attraversa lo spazio pubblico – un soggetto che è legittimo valutare, giudicare, interpellare a proprio piacimento, preparando, spesso nell’indifferenza generale, il terreno alle violenze che riescono a raggiungere le prime pagine dei giornali.
Sminuire e giustificare quelli che sono – come minimo – atti di prevaricazione definendoli «apprezzamenti» contribuisce a mascherarne la violenza e rende chiunque lo faccia complice dei femminicidi, delle aggressioni omotransfobiche, degli stupri che minacciano la vita ciascuna di noi, fino a soffocarla. È un rinforzo continuo a quella cultura che ci vuole subalterne e che rende la violenza di genere sempre possibile.
Il sindaco Dipiazza, chi lo sostiene e chi lo difende, chi gli rende possibile parlare senza subire conseguenze sono complici della cultura della violenza e dello stupro. Dopo la momentanea indignazione perché una figura istituzionale ha affermato pubblicamente una cosa che non è accettabile, vorremmo che chiunque si unisca alla rabbia duratura che serve ogni giorno per cambiare radicalmente la realtà insopportabile che ci circonda.
Fuoco al patriarcato!