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La cura è una pratica femminista: solidarietà alle antirazziste/i di piazza Libertà

La cura è considerata una pratica femminile, perché, nei secoli, alle donne è stato delegato il lavoro riproduttivo, il lavoro di assistenza silenziosa di tutti i membri della famiglia, più o meno autosufficienti. Ma la cura non è solo un lavoro, è anche una pratica che abbiamo scelto di fare nostra consapevolmente: la cura significa guardarsi attorno con attenzione e fare in modo che nessuna rimanga indietro, tendere la mano, non calpestarsi i piedi ma aiutarsi a vicenda, per affrontare insieme la violenza del patriarcato, del capitalismo, dello Stato. In questo senso la cura è una pratica femminista.

Da mesi, due associazioni – Linea d’ombra e La strada si.cura – praticano quotidianamente la cura e mostrano quanto questa possa essere una scelta radicale. Le infermiere, mediche, attiviste e i volontari delle associazioni, insieme ad altre persone solidali, sono ogni giorno in piazza Libertà, davanti alla stazione, a medicare le ferite delle persone in arrivo dalla rotta balcanica e ad ascoltare le loro storie. In quel gesto, non c’è solo assistenza sanitaria, c’è la scelta di stare da una parte precisa della barricata, dopo aver preso atto che piazza Libertà è uno dei luoghi dove si concentrano la violenza dei confini, quella delle istituzioni, quella delle reti di smugglers e, ora esplicitamente, quella dei gruppi razzisti e fascisti.

Sabato scorso, un gruppo di cittadini fascisti che risponde al nome di ‘Son Giusto’, col supporto di Casapound e di gruppi nazisti come il “Veneto Fronte Skinheads”, ha indetto una manifestazione razzista, con richiami espliciti all’immaginario fascista e nazista, in quella stessa piazza. Le attiviste e gli attivisti di LDO e La strada si.cura, insieme ad antirazziste e antirazzisti solidali, erano, come sempre, in piazza: l’obiettivo era rimanere lì, al fianco di chi ci sta ogni giorno, unit* contro ogni possibile aggressione fascista che sarebbe potuta avvenire quel pomeriggio. Tuttavia, la Questura di Trieste, già complice di aver pienamente accolto la richiesta di quel presidio, che aveva un intento chiaramente provocatorio, ha scelto di allontanare le persone solidali, e di farlo violentemente, con l’uso di scudi e manganelli, spingendole verso il bordo della piazza, rischiando di farle finire in strada in mezzo al traffico o sul marciapiede di fronte, dove stazionava un gruppo di CasaPound, mettendole così seriamente in pericolo. Diverse persone che hanno scelto di non andarsene, hanno subito le violente cariche della polizia in assetto antisommossa, riportando ferite alla testa e gravi contusioni; cinque di queste sono dovute andare in ospedale. Chi sapeva medicare ferite, come ogni giorno cura le piaghe ai piedi di chi arriva dalla rotta, sabato si è presa cura anche delle ferite prodotte dalle botte poliziesche.

Alla violenza fisica si sono sommati i vergognosi i commenti a posteriori del sindaco Di Piazza e del questore Petronzi che hanno ritenuto che quella fosse l’unica gestione possibile della piazza, considerando evidentemente le teste sanguinanti colpa di un “clima di suscettibilità politica”, per citare direttamente le parole del questore.

Siamo solidali con tutte le persone che hanno scelto da che parte stare sabato pomeriggio e con tutte quelle che da mesi si sono rese conto che piazza Libertà è il luogo della città dove si gioca il nostro essere antirazziste e antifasciste. Siamo consapevoli che esiste un pericolo fascista reale, non solo perché esistono gruppuscoli di nostalgici, ma soprattutto perché il nocciolo del pensiero reazionario, razzista,machista, sopraffacente – è molto diffuso, soprattutto tra chi detiene qualche tipo di potere. Pensiamo che la sorellanza e la solidarietà siano pratiche radicali e siamo dalla parte di chi si batte contro la violenza dei confini, attraversandoli, o in qualunque altro modo.

Piazza Libertà non sarà mai dei fascisti e di chi utilizza una crisi sanitaria mondiale per esacerbare la violenza razzista nei confronti di chi affronta viaggi in condizioni estreme in cerca di un futuro. Piazza della Libertà la vogliamo intendere come Piazza della Libertà di esistere, della libertà di muoverci per tutte e tutti.

E finché esisteranno fili spinati, pushback, reti di trafficanti, fascisti, nazionalisti, machisti a minacciarla, noi sappiamo da che parte stare.

Non una di meno Trieste

[photo credits: La strada si.cura]