Oggi 7 febbraio, alle 15, in occasione della cosiddetta Giornata della vita, indetta dalla Cei dal 1979, tra le altre cose, è stata organizzata una preghiera cattolica al cimitero di sant’Anna a Trieste, presso il Campo 40, dove sono sepolti bambini nati morti, abortiti e deceduti. Non sappiamo, per ora, se nel Campo 40 siano stati interrati anche feti contro la volontà delle donne che li hanno abortiti, come avviene altrove in Italia.
Questo ennesimo episodio si inserisce nella crociata antiabortista che in queste ultime settimane sta appestando la nostra città e altre città in Italia, con campagne pubblicitarie terroristiche a tappeto che veicolano informazioni false sull’interruzione volontaria di gravidanza.
Abbiamo scelto di non contestare direttamente, in presenza, questa preghiera antiabortista perché, anche se pensiamo che ogni spazio è politico, vogliamo tutelare il più possibile lo spazio del lutto per chiunque fosse in quel cimitero in quel momento per ragioni personali. Sappiamo bene che sono gli antiabortisti quelli che non tutelano quello spazio e anzi lo rendono pericoloso per tutte le donne e le libere soggettività; non smetteremo di lottare per la nostra libertà e contro la loro oppressione.
Pubblichiamo di seguito la lettera di una nostra compagna.
Sono una delle migliaia di donne che ha abortito. Una decisione intima, una scelta privata e forse difficile, ma riguarda il mio corpo.
Non accetto che movimenti che non conosco né riconosco chiamino alla celebrazione di una giornata di preghiera in ricordo dei feti abortiti, nati morti o deceduti.
Non accetto che si speculi su una decisione intima e privata. Non accetto che si permetta a un gruppo di sconosciuti di recarsi in un posto dedicato nel cimitero di cui non sono mai stata informata per pregare senza la mia autorizzazione.
Chiedo il rispetto per la scelta di abortire da un lato e per il dolore di chi ha perso un/a bambino/a dall’altro.
[disegno di Antonela Silvestri, @elvirailustra]