I CONSULTORI SONO NOSTRI!
Sono passati cento giorni dalla chiusura dei consultori di San Giacomo e San Giovanni e la città ne sta vivendo le conseguenze.
Per questo, il 24 e il 25 maggio torniamo in piazza per una due-giorni di lotta e partecipazione collettiva per i consultori pubblici, assieme a Non una di meno e alla Rete dei consultori e delle consultorie che si mobilitano in tutta Italia.
A Trieste, scendiamo in piazza per protestare contro il dimezzamento dei consultori
Porteremo in piazza i servizi che ci sono stati sottratti, e quelli che vorremmo ci fossero, allestendo un consultorio libero e autogestito. Saranno due giornate di attività, informazione e protesta per immaginarci nuovi consultori femministi in cui tuttə, dalle operatrici sanitarie alle persone che li attraversano, siano tutelatə.
Nell’ultimo mese, in tutta Italia si è cominciato a parlare di consultori quando in Senato è passato un emendamento al DL 19/2024 che rafforza l’accesso delle associazioni antiabortiste nei consultori inserendole nella ripartizione dei fondi del PNRR, per quanto riguarda il finanziamento della sanità territoriale.
La legittimazione nazionale delle associazioni antiabortiste per operare nei consultori si colloca in una realtà già tragica: i finanziamenti pubblici ai consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e antiabortiste esistono da tempo in molte regioni italiane e anche nella nostra, mentre quelli pubblici vengono chiusi, svuotati di personale, ridimensionati, privandoci così di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche, aperte e accessibili a tuttə. Mentre si continua a ribadire che ci vuole un consultorio ogni 20mila abitanti (da ultimo lo dice il DM 77/2022), a livello nazionale siamo arrivati a un consultorio ogni 45.000/75.000 abitanti e a Trieste ne abbiamo uno ogni 100mila. Anche dove i consultori ci sono, molte delle offerte plurispecialistiche (accompagnamento alla gravidanza, al postparto e alla menopausa, l’aborto farmacologico, la contraccezione, la prevenzione, lo Spazio giovani) vengono disattese.
Oggi non solo i consultori sono insufficienti, ma non svolgono più molte delle funzioni per le quali sono nati, sono stati svuotati dalla loro finalità sociale e politica per diventare in molti casi poco più che ambulatori.
Rafforzare e sostenere la libertà delle associazioni antiabortiste di inserirsi nell’organizzazione dei consultori con fondi pubblici, significa sfruttare la pressione psicologica per manipolare le nostre scelte in merito alla nostra salute sessuale e riproduttiva.
A Trieste, la chiusura di due consultori ha un impatto sulle nostre vite: quelli che sono rimasti aperti sono lontani da molte delle nostre case, sono sotto organico e, restando aperti 12 ore, non sono in grado di garantire però la presenza dell’équipe multidisciplinare, che è alla base del funzionamento dei consultori. Inoltre, già da tempo i consultori non fanno più educazione sessuale nelle scuole e i loro Spazi giovani sono praticamente sconosciuti alle/agli adolescenti. Nel frattempo però, il Centro di aiuto alla vita “Marisa”, in convenzione con Asugi, entra indisturbato nei corridoi del Burlo-Garofolo, per cercare di dissuadere le donne che stanno per abortire.
Noi siamo e saremo sempre dalla parte di ogni donna, persona trans o non binaria che decida di interrompere la gravidanza o che decida di portarla avanti; noi siamo e saremo sempre dalla parte di chi lotta per rivendicare la propria autodeterminazione.
Vogliamo attraversare gli spazi della salute senza paura, senza giudizio e senza abusi, confidando nella tutela del sistema sanitario pubblico e laico, senza essere penalizzatə e senza interferenze sulle nostre decisioni.
PER CIÒ CHE SIAMO E, SOPRATTUTTO, PER TUTTO CIÒ CHE ANCORA VOGLIAMO E POSSIAMO ESSERE.
Ci vediamo in piazza il 24 e 25.
[Il programma verrà comunicato a breve.]
Non una di meno Trieste
Comitato di partecipazione per i Consultori Familiari