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Sul mio corpo decido io! La misteriosa scomparsa dei manifesti antiabortisti

Ieri a Trieste, come nei mesi scorsi in molte altre città d’Italia, sono comparse decine di manifesti dell’associazione ProVita & famiglia, associazione antiabortista vicina agli ambienti dell’estrema destra e in particolare a Forza nuova, che si è contraddistinta negli anni per una comunicazione violenta e aggressiva contro le donne, le coppie omosessuali, e tutta la comunità Lgbtqia+. Stamattina, la maggior parte dei manifesti era scomparsa, strappata dalla rabbia delle donne che vogliono decidere liberamente cosa fare del proprio corpo. All’alba, su molti manifesti o brandelli di manifesti, si potevano leggere frasi di ribellione e autodeterminazione, comparse in una notte di luna crescente.

L’associazione antiabortista ProVita ha avviato una campagna esponendo in decine di città manifesti dove, accanto all’immagine di una Biancaneve svenuta, l’utilizzo della pillola abortiva #Ru486 viene paragonata a un “veleno”: si sostiene, inoltre, che la pillola abortiva metta «a rischio la salute e la vita della donna». Questo è falso, discriminatorio e diffonde disinformazione medico-scientifica.

L’interruzione volontaria di gravidanza è legale in Italia in base alla 194, una legge fortemente voluta dalle donne e confermata da un referendum popolare. Lo scorso 8 agosto, il ministero della Salute, sulla base «delle più aggiornate evidenze scientifiche», ha aggiornato le linee di indirizzo sulla pillola abortiva Ru486 annullando l’obbligo di ricovero, estendendo a nove settimane la possibilità del farmaco, e prevedendone la somministrazione in consultorio e in ambulatorio.

I dati del ministero della Salute dicono che in Italia in oltre il 96,9% dei casi non c’è stata alcuna complicazione a seguito dell’assunzione della Ru486, e che questi numeri sono simili «a quanto rilevato in altri Paesi e a quelli riportati in letteratura». Successivamente al parere del Consiglio Superiore di Sanità l’Aifa ha emanato una nuova determina nella quale vengono superate le precedenti limitazioni.

L’Organizzazione mondiale della sanità da anni dichiara che l’aborto farmacologico è sicuro e ne raccomanda la procedura.

Noi chiediamo che l’aborto farmacologico e l’aborto chirurgico siano liberi, sicuri e gratuiti per tutte e tutt* sempre e che per questo dagli ospedali pubblici scompaia la cosiddetta obiezione di coscienza, che nega praticamente, soprattutto in alcune regioni, la libertà di scelta delle donne e di chiunque voglia o debba fare un’ivg.