L’emergenza sanitaria e la sua malagestione hanno dato un colpo durissimo al diritto all’istruzione e alla formazione, già fortemente ammaccato negli ultimi vent’anni da tagli pesantissimi e riforme neoliberali: non era mai successo, nella storia della Repubblica italiana, che scuola e università rimanessero chiuse così a lungo. Ma, dopo il dramma delle scuole chiuse, ora ne viene un altro: a quali condizioni le scuole e le università verranno riaperte.
SCUOLA
La scuola è stata la prima a chiudere per il lockdown e, a fase-2 avviata, mentre bar, negozi e locali hanno riaperto con le modalità del distanziamento sociale, della scuola si sa ancora molto poco, le notizie sono confuse e nei giorni dalla riapertura regna ancora una grande incertezza. Le promesse di arredi, logistica adeguata, personale docente, dispositivi di protezione, organizzazione, non sono state mantenute e inoltre molte responsabilità vengono fatte ricadere sui genitori con il patto di corresponsabilità integrativo.
La didattica a distanza (DAD), tampone temporaneo alla chiusura delle scuole, è stata presentata come un’alternativa valida alla scuola in classe, ma si è rivelata utile, più che altro, ad accentuare le differenze sociali tra le/gli studenti e ad appesantire il sia lavoro dei docenti che quello di cura dei genitori, in particolare delle mamme, alle quali spesso vengono delegati l’accudimento e la gestione dell’educazione delle bambine e dei bambini anche in orario lavorativo. Con tutta probabilità, si prospetta la “modalità mista” in presenza/a distanza. Una soluzione di compromesso che assume l’emergenza come nuova normalità, senza che, al contempo, vi sia attenzione all’essenziale funzione di socializzazione, sviluppo di autonomia e delle relazioni che svolge la scuola. A questo si aggiungono le ripercussioni sul piano emotivo e psicologico che le rigide regole adottate dalle scuole hanno sulle/i minori, già provati dai lunghi mesi di lockdown e DAD, e che si trovano a subire ogni giorno la negazione dei loro naturali e spontanei gesti e senza poterne comprendere lo scollamento con la realtà extrascolastica.
RICREATORI & SERVIZI EDUCATIVI
Nell’estate 2020, la situazione emergenziale ha fornito all’amministrazione comunale un pretesto per accelerare un progetto già in atto: l’esternalizzazione della gestione di una buona parte delle attività proprie dei servizi educativi comunali, in particolare dei ricreatori. Invece di assumere nuove educatrici ed educatori, il Comune di Trieste ha delegato una parte considerevole del servizio di Ricrestate a enti privati (alcuni dei quali religiosi) e ha concesso l’uso esclusivo di un ricreatorio a uno di questi. Per quanto riguarda i servizi invernali, in molte strutture è stato soppresso il pre-accoglimento (anch’esso già da anni esternalizzato) e sono stati diminuiti considerevolmente i posti nei Ricreatori Comunali, limitando in questo modo l’offerta e la possibilità di gioco e svago per molte bambine/i e ragazze/i della città.
Da parte del Comune non è stato fatto un investimento sull’organico, gravemente sottodimensionato in tutti i servizi educativi, e sul personale supplente, che continua a essere in una condizione di forte precarietà e insicurezza.
UNIVERSITÀ
L’emergenza sanitaria ha mostrato, all’improvviso, la necessità della ricerca pubblica, universitaria e non, per fornire alla collettività gli strumenti per affrontare una crisi sanitaria dal punto di vista medico, sociale e culturale. Tuttavia, l’università paga la riduzione del personale docente e tecnico-amministrativo, il calo dei laureati e la vita precaria alla quale sono costrette le ricercatrici e i ricercatori.
L’emergenza sanitaria ha fatto emergere ancora più chiaramente le disuguaglianze all’interno del sistema accademico, e del mondo della ricerca in generale, rendendo ancora più precaria di prima la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori non strutturat* (borsist*, assegnist*, dottorand*, ecc…), una categoria per altro già fortemente a rischio dal punto di vista della salute mentale. Anche la componente studentesca è stata pesantemente penalizzata: con la chiusura delle biblioteche e delle aule studio, sono venuti a mancare spazi idonei allo studio. A ottobre, nell’Ateneo di Trieste come altrove, molte/i studenti dovranno seguire le lezioni online, per altro su piattaforme proprietarie: l’università si vede così ancora più svuotata del suo ruolo di aggregazione e produzione sociale, culturale e politica. Già si parla di calo degli iscritti.
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Come student*, ricercator*, lavorator* del mondo dell’istruzione e della ricerca e come genitrici e genitori,
Vogliamo più personale scolastico, docenti, amministrativ*, tecnic* eausiliar*, e contratti dignitosi e stabili per tutte le lavoratrici e i lavoratori nel campo dell’istruzione/educazione/ricerca a tutti i livelli.
Vogliamo fondi per mettere in sicurezza le scuole fatiscenti e reperire nuovi spazi inutilizzati per poter fare scuola in presenza da settembre.
Vogliamo vivere in un Paese che metta la scuola e l’istruzione tra le priorità, dove ci si preoccupi di fare sì che tutt* possano accedervi.
Vogliamo vivere in un Paese dove di formazione e di istruzione non si parli solo in situazioni emergenziali, ma le si rimetta al centro di un dibattito serio su contenuti e modalità di insegnamento e si sia in grado di fronteggiare un’emergenza ricordando che non ci si salva se non ci salva tutt* insieme: non c’è democrazia né libertà di scelta in un Paese dove la scuola, com’è stato evidente in questi ultimi mesi, non esiste!
Vogliamo che esempi virtuosi di welfare sociale, come i ricreatori, vengano incentivati, vogliamo che non diventino il facile bottino per il profitto di privati e di associazioni religiose, vogliamo anzi che strutture del genere possano esistere anche altrove in Italia, specialmente nelle zone urbane e periferiche dove di questo tipo di servizi c’è più bisogno.
Vogliamo che sia salvaguardata la salute non solo fisica, ma anche emotiva e psicologica dei più giovani, con regole di prevenzione che tengano conto anche di questi aspetti.
Vogliamo che il diritto allo studio venga garantito a tutt*, a tutti i livelli, dalla scuola primaria all’università, che devono essere gratuite e accessibili, dall’asilo nido alla laurea.
MANIFESTAZIONE PER LA SCUOLA:TRIESTE, 26 SETTEMBRE 2020 (più info presto!)
Qui trovate il pdf del manifesto, da diffondere ovunque: Manifesto diritto allo studio